20 Settembre 2023 |

Tempo di lettura: 16'

LA PRODUZIONE TESSILE E L’INQUINAMENTO

industria tessile e inquinamento un campo di cotone

Il Parlamento Europeo ha chiarito il rapporto che esiste tra industria tessile e inquinamento.


CONSUMO DELLE RISORSE NATURALI. 

La coltivazione di cotone ed altre fibre tessili, come è ovvio, impiega ampie porzioni di terreni agricoli.

La produzione tessile, inoltre, ha bisogno di utilizzare molta acqua.

Si stima che l’industria tessile e dell’abbigliamento nel 2015 abbia utilizzato globalmente circa un terzo del fabbisogno d’acqua dell’intera economia dell’Unione Europea.

Alcune stime indicano che per fabbricare una sola maglietta di cotone occorrono 2 mila700 litri d’acqua, cioè quanto una persona dovrebbe bere in 2 anni e mezzo.

Nel 2020, il settore tessile è stato la terza fonte di consumo delle risorse di acqua e dell’uso del suolo.

In quell’anno per fornire abiti e scarpe a ogni cittadino dell’Unione Europea si sono consumati in media 9 mila litri di acqua, 400 metri quadri di terreno e 391 chilogrammi di materie prime.

INQUINAMENTO DELL’ACQUA.

Si stima che la produzione tessile sia responsabile di circa il 20 per cento dell’inquinamento globale dell’acqua potabile.

I vari processi che i tessuti ricevono, come ad esempio la tintura, consumano molta acqua.

Il lavaggio di capi sintetici, inoltre, rilascia ogni anno mezzo milione di tonnellate di microfibre nei mari erappresenta il 35 per cento di rilascio di microplastiche nell’ambiente.

Un unico carico di bucato di abbigliamento in poliestere (usato per le tute sportive, nei pile e in molta biancheria) può rilasciare di 700 mila fibre di microplastica che possono finire negli alimenti.

Il lavaggio dei prodotti sintetici ha causato l’accumulo di oltre 14 milioni di tonnellate di microplastiche sul fondo degli oceani.

Oltre a questo problema globale, l’inquinamento generato dalla produzione di abbigliamento causa molti danni alla salute delle persone, degli animali e degli ecosistemi vicini alle fabbriche.

EMISSIONI GAS SERRA.

Si calcola che l’industria della moda sia responsabile del 10 per cento delle emissioni globali di carbonio, più del totale di tutti i voli internazionali e del trasporto marittimo messi insieme.

Nel 2020, secondo l’Agenzia europea dell’ambiente, gli acquisti di prodotti tessili nell’Unione Europea hanno generato circa 270 kg di emissioni di anidride carbonica per persona.

RIFIUTI TESSILI IN DISCARICA.

Oggi l la maggior parte delle persone getta via gli indumenti che non usa più.

Tra il 2000 e il 2015, la produzione di abbigliamento è raddoppiata, mentre il suo utilizzo è diminuito del 36 per cento.

Questo significa che gli indumenti vengono usati poco prima di essere gettati via.

L’87 per cento degli indumenti smessi finisce nelle discariche o negli inceneritori.

L’Unione Europea sta affrontando il problema dei rifiuti tessili.

Presto spiegheremo come la moda veloce (fast fashion) di catene come H&M o Shein ha modificato la produzione e il consumo dell’abbigliamento e quali strategie possono orientare le persone verso scelte migliori per il benessere dell’ambiente.

Un campo di cotone. Foto di Trisha Downing su Unsplash.

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