IL FATTO.
Lunedì 5 giugno un’esplosione ha distrutto una grossa diga nel sud dell’Ucraina.
La diga si trova sul fiume Dnipro, nei pressi di una città (Nova Kakhovka) nella regione di Kherson.
È una zona controllata dai Russi.
L’acqua raccolta nel bacino serve per l’agricoltura e per le abitazioni lungo diversi chilometri e per i sistemi di raffreddamento della centrale nucleare di Zaporizhzhia.
Secondo l’Agenzia internazionale per l’energia atomica delle Nazioni Unite la centrale atomica per ora non ha subìto danni e ha quantità d’acqua sufficienti.
La diga era già stata coinvolta in combattimenti l’anno scorso ed era contesa tra Russia e Ucraina.
LE CONSEGUENZE.
Le autorità ucraine hanno valutato che – a causa della distruzione della diga – almeno 40mila persone dovranno abbandonare le proprie abitazioni .
Il fiume Dnipro, infatti, in vari punti, è uscito dagli argini e ha allagato numerose città e l’area industriale di Kherson.
Tra martedì e mercoledì migliaia di persone hanno lasciato le abitazioni per salvare i propri beni per quello che potevano.
La piena causata dalla rottura della diga ha conseguenze:
- immediate per la popolazione (evacuazione e mancanza di acqua potabile);
- sull’ambiente (inquinamento del fiume Dnipro);
- agricoltura (i campi non potranno essere irrigati).
Inoltre la centrale idroelettrica collegata alla diga è distrutta e probabilmente non potrà essere recuperata.
Anche la Crimea, regione oggi della Russia, sarà daneggiata perché riceveva acqua proprio dal bacino distrutto.
Russi e Ucraini si accusano reciprocamente di aver causato la distruzione della diga.
Vi proponiamo questa carta tratta da Limesonline.it. Evidenziata in viola la diga.

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