I dati di oggi 12 febbraio dicono che i morti per il terremoto del 6 febbraio in Turchia e Siria sono più di 33 mila.
In Siria da più di 10 anni c’è la guerra civile.
Il terremoto ha colpito soprattutto la zona nord-occidentale della Siria, al confine con la Turchia.

La Siria è in crisi economica e gli edifici, le strade, gli ospedali distrutti dalla guerra non sono stati ricostruiti.
Negli ultimi mesi in Siria si è anche diffusa un’epidemia di colera.
Inoltre in questo periodo il clima è rigido; il termometro scende spesso sotto zero.
Manca anche il gasolio per il riscaldamento.
Il governo della Siria è colpito dalle sanzioni internazionali e il Paese è isolato.
Far arrivare aiuti umanitari per questo motivo è molto complicato.
Inoltre c’è un solo valico di frontiera che i convogli dell’ONU possono attraversare.
Il terremoto ha danneggiato questo valico.
Ora si teme che gli altri valichi non saranno riaperti e che gli aiuti non possano raggiungere le zone colpite.
I responsabili di ONG riferiscono che è difficile consegnare gli aiuti a chi ne ha bisogno.
Il regime di Assad pretende, infatti, la consegna degli aiuti.
Il 90 per cento delle persone che vivono nelle zone controllate dai ribelli viveva, già prima del terremoto, di aiuti umanitari.
Gli aiuti sono quindi un’importante arma di ricatto per il regime.
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