LO STATO D’ISRAELE.
Il Sionismo.
Alla fine dell’Ottocento il giornalista austriaco Theodor Herz dà vita al Sionismo.
Il Sionismo è un movimento politico che rivendica il diritto all’autodeterminazione del popolo ebraico.
Ricordiamo che gli ebrei erano un popolo disperso che viveva in diversi Paesi dove era, spesso, oggetto di discriminazioni e persecuzioni.
Il Sionismo sceglie come luogo per lo Stato Ebraico la Palestina.
A fine Ottocento per Palestina si intendeva l’area geografica delimitata a ovest dal Mar Mediterraneo e a est dal fiume Giordano.
1918-1947.
Alla fine della Prima Guerra Mondiale (1914-1918) gli Inglesi sottraggono la Palestina all’Impero Ottomano sconfitto e dissolto.
Questa cartina indica la zona d’influenza inglese (mandato) nell’area dopo la Prima Guerra Mondiale.

In seguito a questo fatto aumenta la migrazione di Ebrei verso la Palestina anche per la“Dichiarazione Balfour”.
La popolazione araba locale accolse con moti di protesta l’arrivo nuovi residenti ebrei.
Nonostante ciò nel 1922 gli ebrei rappresentavano l’11 per cento della popolazione, mentre diventa il 32 per nel 1947 anche se la popolazione araba era raddoppiata.
1947-1967.
Alla fine della Seconda Guerra Mondiale l’Inghilterra lascia il Mandato e le decisioni sul futuro della regione all’ONU.
Nel 1947, l’Assemblea generale dell’ONU approva una risoluzione (la numero 181) che prevede la spartizione della Palestina in 2 Stati, uno ebraico e uno arabo.
La risoluzione affida Gerusalemme a una giurisdizione internazionale.
Le relazioni tra arabi ed ebrei iniziano a peggiorare.
Il 14 maggio 1948 David Ben Gurion (capo del movimento sionista internazionale) proclama la dichiarazione dell’istituzione dello Stato d’Israele.
Il 15 maggio 1948, gli eserciti di Egitto, Transgiordania, Siria, Libano e Iraq danno il via alla prima guerra arabo-israeliana.
Gli israeliani vincono la guerra
Questa cartina elaborata da ISPI evidenzia i risultati del conflitto.

Circa 700mila palestinesi furono costretti ad abbandonare le proprie case: inizia il problema dei rifugiati palestinesi.
I palestinesi chiamano questo esodo forzato “la catastrofe” (Al-Nakbah, in arabo).
La risoluzione 194 dell’ONU prevede il loro diritto di rientrare nella loro terra.
Gli scontri da palestinesi e israeliani continuano finché si arriva alla Guerra dei sei giorni.
Si chiama così perché in 6 giorni l’esercito israeliano riesce a sconfiggere Egitto, Giordania e Siria.
La vittoria consegna a Israele la Striscia di Gaza e la Cisgiordania con la parte di Gerusalemme controllata dalla Germania.
Ecco una nuova cartina elaborata da Ispi che evidenzia le conquiste d’Israele.

I RIFUGIATI PALESTINESI.
L’Organizzazione delle Nazioni Unite per il Soccorso e l’Occupazione (UNRWA) definisce “rifugiato palestinese” una persona “il cui normale luogo di residenza è stata la Palestina tra il giugno 1946 e maggio 1948, che ha perso sia l’abitazione che i mezzi di sussistenza a causa della guerra arabo-israeliana del 1948”.
Oggi i rifugiati palestinesi sono quasi 6 milioni e sono in tutta la regione e non solo.
Oltre un terzo vive in campi profughi in Giordania, Libano, Siria, Cisgiordania, nella striscia di Gaza e a Gerusalemme Est.
Ad oggi l’unico stato ad averli pienamente integrati e ad aver loro riconosciuto pieni diritti di cittadinanza è la Giordania.
La questione dei rifugiati è inoltre uno degli ostacoli a ogni soluzione al conflitto: la risoluzione 194 dell’Assemblea generale dell’ONU sanciva infatti il loro diritto al ritorno nei territori del Mandato di Palestina.
Israele, però, teme il ritorno dei palestinesi poiché la popolazione araba aumenterebbe molto.
Ciò aumenterebbe il peso politico dei partiti arabi presenti nel parlamento israeliano.
Questi partiti rappresentano gli arabi di nazionalità palestinese e cittadinanza israeliana.
I COLONI ISRAELIANI.
Le colonie sono insediamenti israeliani, e in molti casi vere e proprie città, costruiti nei territori palestinesi occupati.
Il governo israeliano autorizza e spesso finanzia le colonie.
Il diritto internazionale considera illegali le colonie (UN Human Rights Council UNHRC 2013).
Oggi le colonie sono presenti in Cisgiordania (compresa Gerusalemme Est), e nelle alture del Golan.
Gerusalemme Est e le alture del Golan sono state annesse da Israele, anche se la comunità internazionale ha respinto tale decisione.
A oggi ci sono più di 100 colonie israeliane in Cisgiordania, per un totale di oltre 450mila coloni; 220mila coloni residenti a Gerusalemme Est.
Inoltre, più di 20mila cittadini israeliani vivono in insediamenti sulle alture del Golan.
PER APPROFONDIRE: ISPI, Escalation Israele-Palestina: 12 grafici per capire come siamo arrivati fin qui.
ISRAELE E L’APARTHEID.
Da alcuni anni studiosi e associazioni per i diritti umani discutono se Israele applica un regime di apartheid nei confronti degli abitanti arabi specialmente nei territori occupati come appunto Cisgiordania, Golan, Gerusalemme Est
Chiediamoci che cosa significa apartheid.
Con apartheid (separazione) si indica innanzitutto qualcosa di storicamente preciso e geograficamente localizzato.
L’apartheid è un insieme di norme, politiche e pratiche di segregazione e discriminazione politica, sociale ed economica attuate nella seconda metà del ventesimo secolo in Sudafrica da parte della minoranza bianca ai danni della popolazione non-bianca.
L’apartheid è diventato un reato non legato solo una situazione storica precisa.
La Convenzione sull’apartheid e dello Statuto di Roma che fonda la Corte penale internazionale, l’apartheid costituisce un crimine che comporta atti inumani “nel contesto di un regime istituzionalizzato di oppressione sistematica e di dominazione da parte di un gruppo razziale su altro o altri gruppi razziali, al fine di perpetuare tale regime”.
Tra gli atti disumani identificati nella Convenzione o nello Statuto di Roma ci sono il trasferimento forzato, l’espropriazione della proprietà fondiaria, la creazione di riserve e ghetti, la negazione del diritto di partire e di tornare nel proprio paese e il diritto a una nazionalità.
Il 6 settembre Tamir Pardo, capo del Mossad (Servizi Segreti israeliani) tra il 2011 e il 2016, ha dichiarato che il trattamento riservato ai palestinesi è paragonabile all’apartheid. Ha detto: “Un territorio in cui due popoli sono sottoposti a due sistemi giuridici separati è in uno stato di apartheid”.
Concordano con la tesi che i palestinesi subiscono apartheid Amnesty International, alcuni rapporti delle Nazioni Unite (tra cui il recente rapporto sui diritti umani nei Territori palestinesi), l’ex presidente degli Stati Uniti Jimmy Carter con il suo libro: Palestine Peace not Apartheid.
HAMAS.
Hamas è un movimento islamista fondamentalista, politicamente su posizioni di estrema destra.
Nella Striscia di Gaza Hamas ha messo in atto molti principi della legge islamica.
Ha istituito una “polizia morale”, ha vietato di consumare alcolici e ha imposto parecchie limitazioni alle donne.
Lo sceicco Ahmed Yassin ha fondato Hamas nel 1987.
Il nome Hamas è una sigla che significa Movimento di Resistenza Islamica.
Ha obiettivi precisi: la conquista dell’intera Palestina e la distruzione di Israele.
Dal 2006 controlla la Striscia di Gaza: gestisce scuole e ospedali e controlla un’ala armata.
Quando nel 2006 aveva vinto le elezioni si era contrapposto a Fatah, il partito che aveva governato fino a quel momento.
Ne era nata una guerra civile: la guerra civile di Gaza.
Da allora Hamas governa la Striscia di Gaza; Fatah governa la Cisgiordania.
Fatah ha ufficialmente rinunciato all’uso della violenza e della lotta armata.
LEGGI ANCHE: GERUSALEMME: LA SUA STORIA IN BREVE.
secondo il mio parere la situazione è molto sbilanciata a sfavore dei palestinesi. Occorerebe che un Ente Superiore e Potente ( ONU ?) prendesse in mano la situazione per dipanarla
Come darti torto? Vittime di giochi di potere. Voi che ne pensate?