IL FATTO.
Il comitato norvegese per il Nobel ha assegnato il Nobel per la Pace del 2023 all’attivista iraniana Narges Mohammadi.
La scelta ha questa motivazione: “per la sua lotta contro l’oppressione delle donne in Iran e la sua lotta per promuovere i diritti umani e la libertà per tutti“.
La scelta è avvenuta tra 305 candidature.
Un terzo dei candidati erano organizzazioni; gli altri 200 erano persone.
Il premio Nobel per la pace è il primo premio per Mohammadi.
A maggio le Nazioni Unite l’hanno scelta come uno dei tre vincitori del Premio mondiale per la libertà di stampa.
CHI È NARGES MOHAMMADI.
Mohammadi è nata nel 1972 a Zanjan, una città a circa 300 chilometri da Teheran, la capitale dell’Iran.

Si è laureata in Fisica; fin dagli anni dell’università è stata impegnata nei movimenti clandestini per i diritti delle donne.
Nel 2003 entra a far parte del Centro dei difensori dei diritti umani, una ONG fondata da Shirin Ebadi, un’altra vincitrice del Nobel per la Pace.
In poco tempo diviene vicepresidente dell’organizzazione.
Al centro della lotta di Mohammadi ci sono la difesa dei diritti dei carcerati e l’abolizione della pena di morte.
Ha pagato le sue battaglie con la perdita della libertà, le torture e la separazione dal marito e dai 2 figli, che vivono in esilio in Francia e che non vede da 8 anni.
Mohammadi è stata arrestata 13 volte, condannata 5 volte a un totale di 31 anni di carcere e 154 frustate.
Dal carcere ha dato vita a numerose campagne contro l’uso della tortura e delle violazioni sessuali soprattutto contro le carcerate donne.
Ora il comitato per il Nobel chiede all’Iran liberi Mohammadi perché possa ritirare il premio.
COME HA REAGITO MOHAMMADI AL PREMIO NOBEL.
In un comunicato pubblicato dalla donna, si legge: «Non smetterò mai di lottare per la realizzazione della democrazia, della libertà e dell’uguaglianza. Sicuramente il Premio Nobel per la Pace mi renderà più resiliente, determinata, speranzosa ed entusiasta in questo percorso, e accelererà il mio passo.
Al fianco delle coraggiose madri iraniane», ha aggiunto, «continuerò a lottare contro l’implacabile discriminazione, la tirannia e l’oppressione di genere da parte dell’oppressivo governo religioso fino alla liberazione delle donne».
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