23 Marzo 2017 |

Tempo di lettura: 8'

LAVORO E TACCHI A SPILLO

Lavoro e tacchi a spillo

  • In Gran Bretagna il datore di lavoro può nei fatti pretendere che una donna quando lavora porti i tacchi alti.
  • Nicola Thorp, una giovane di 27 anni, è stata assunta a tempo determinato come addetta all’accoglienza dei clienti in una società finanziaria di Londra.
  • Al suo primo giorno di lavoro Nicola si è presentata ben vestita, con delle eleganti scarpe con il tacco basso.
  • I suoi superiori le hanno chiesto di indossare delle scarpe con il tacco alto.
  • Nicola si è rifiutata e ha spiegato che preferiva le scarpe a tacco basso perché doveva fare un turno di nove ore in piedi, in cui avrebbe accompagnato i clienti alle sale riunioni e riteneva di non riuscire a portare a termine il suo lavoro indossando tacchi alti.
  • Nicola hai poi domandato se la stessa richiesta era indirizzata anche ai colleghi uomini.
  • I suoi superiori hanno riso e le hanno detto che poteva uscire a comprare le scarpe con i tacchi o uscire per tornarsene a casa.
  • Nicola non ha accolto la richiesta ed è stata sospesa senza paga.
  •  La legge inglese su questo argomento non è chiara, perché il datore di lavoro può imporre il codice di abbigliamento, ma deve anche rispettare un atto del 2010 che prevede eguaglianza di trattamento tra uomini e donne.
  • Nicola ha lanciato una raccolta firme per cambiare questa norma che ritiene antiquata e discriminatoria nei confronti delle lavoratrici donne.
  • La raccolta firme è stata un successo: hanno firmato 150mila persone.
  • La sua protesta è così arrivata sui giornali e in parlamento.
  • Molte altre segnalazioni sono arrivate alla Commissione Donne ed eguaglianza della Camera dei Comuni inglese.Molte lavoratrici hanno denunciato di essere costrette a indossare minigonne, trucco pesante, unghie laccate e talvolta di essere obbligate a tenere la camicetta sbottonata in presenza di clienti uomini.
  • La presidente della Commissione ha detto “il sistema attualmente in vigore finisce per favorire il datore di lavoro a scapito dei diritti delle dipendenti”.
  • La commissione propone perciò una campagna nazionale per riaffermare i doveri delle aziende, i diritti delle donne che lavorano e un ruolo più attivo dei tribunali per applicare sanzioni punitive più severe per chi non rispetta i diritti delle donne.
  • Se questo non bastasse, tuttavia, il parlamento ritiene che sarà necessario approvare una nuova legge specificatamente diretta al problema dell’abbigliamento femminile sul posto di lavoro.
  • Essere obbligate a un abbigliamento sexy oltre ad essere umiliante è anche dannoso alla salute: gonne o pantaloni stretti e tacchi alti possono provocare dolori e rischi di cadute.
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