Quando mangiamo una fetta di salmone o sentiamo la parola “salmone” pensiamo a un pesce che guizza allegro in un fiume o mare incontaminato del Nord Europa o del Nord America.
Immaginiamo anche un pescatore immerso nell’acqua che lo aspetta paziente.

Possiamo anche pensare a salmoni che nuotano controcorrente per andare a deporre le loro uova.
I salmoni, infatti, diventano adulti in mare e risalgono i fiumi per deporvi le uova e garantire così ai loro piccoli acque ben ossigenate e molto dolci.
In questo video vediamo salmoni felici.
Ebbene la realtà è molto diversa!
I salmoni selvatici, infatti, sono in rapida diminuzione.
I salmoni atlantici erano tra gli 8 e i 10 milioni negli anni ’70; oggi sono 3 milioni.
In Norvegia ci sono solo 500 mila salmoni e nei fiumi della Scozia i salmoni sono diminuiti del 40 per cento in 40 anni.
I salmoni che noi mangiamo infatti sono salmoni di allevamento.
LA FUGA DEI SALMONI IN ISLANDA.
Il 20 agosto, ma la notizia è di questi giorni, una grande quantità di salmoni è fuggita da un allevamento in Islanda.
Sempre in Islanda già l’anno scorso 81mila salmoni erano fuggiti dalle vasche di un allevamento.
Il numero dei salmoni fuggito quest’anno sembra essere superiore.
L’allevamento è di proprietà del gruppo Arctic Fish (di proprietà del gigante norvegese del salmone Mowi).

Le vasche degli allevamenti in genere hanno un diametro di soltanto 35 metri e contengono più di 100 mila pesci.
La fuga dei salmoni di allevamento si configura come un disastro ambientale.
I pesci di allevamento, infatti, sono portatori di malattie e parassiti (il pidocchio di mare).
I salmoni fuggiti dall’allevamento si sono riversati nei fiumi dell’Islanda.
I social network hanno segnalato la loro presenza il 31 fiumi.
Le loro malattie sono molto pericolose per i salmoni selvaggi che vivono nei fiumi e che ora rischiano di morire.
Ecco un fiume dell’Islanda in una foto di Foto di Martin Sanchez su Unsplash.

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