- Lunedì 19 aprile, Beppe Grillo ha pubblicato un video per difendere il figlio Ciro.
- Beppe Grillo è un comico e capo politico del Movimento 5 Stelle.
- Ciro Grillo ed altri 3 ragazzi sono indagati per violenza sessuale di gruppo nei confronti di una ragazza.
- La violenza sarebbe avvenuta nell’estate 2019 nella casa di Grillo a Porto Cervo in Sardegna.
- La procura di Tempio Pausania (Sassari) ha avviato le indagini.
- In questo articolo parleremo del fatto e del video di Grillo.
- Cercheremo di spiegare che cosa si intende per cultura dello stupro e perché se ne parla in questi giorni.
IL FATTO.
- La violenza sarebbe avvenuta nella notte tra il 15 e il 16 luglio del 2019.
- La violenza sarebbe avvenuta nella villa in Sardegna di Grillo.
- Secondo gli investigatori, Ciro Grillo e i suoi 3 amici avevano trascorso la serata al Billionaire, una famosa discoteca sarda.
- Quasi all’alba, i ragazzi sarebbero tornati a casa con 2 ragazze.
- I ragazzi avrebbero stuprato una delle due ragazze, mentre l’amica stava dormendo.
- I ragazzi confermano i rapporti sessuali.
- Secondo i ragazzi, la ragazza sarebbe stata d’accordo.
- Secondo gli atti della procura, invece, la lucidità della ragazza era compromessa e la ragazza sarebbe stata costretta al rapporto.
- Le indagini sono durate poco meno di 2 anni.
- I cellulari della vittima e dei ragazzi sono stati analizzati.
- È stato trovato anche un video che mostrerebbe la violenza.
- Dopo la violenza, la ragazza avrebbe proseguito le vacanze in Sardegna.
- La ragazza sarebbe poi tornata a casa a Milano e avrebbe parlato della violenza alla madre.
- La ragazza avrebbe fatto una visita medica.
- La ragazza sarebbe poi andata dai carabinieri per la denuncia.
IL VIDEO DI GRILLO.
–
- Lunedì 19 aprile, Beppe Grillo ha pubblicato questo video per difendere il figlio.
- Grillo ha pubblicato il video sul suo blog e su Facebook.
- Grillo ha difeso il figlio in modo concitato.
- Grillo sostiene che lo stupro non è mai avvenuto.
- Grillo sostiene che la ragazza fosse consenziente al rapporto sessuale.
- Grillo afferma che la ragazza ha denunciato la violenza con ritardo.
- Grillo nel video sostiene che una persona che viene stuprata la mattina al pomeriggio non andrebbe in kitesurf e non denuncerebbe dopo 8 giorni.
- Con queste parole Grillo ha voluto colpire la credibilità della ragazza.
LA CULTURA DELLO STUPRO.
- Molti hanno commentato il video di Grillo nominando la “cultura dello stupro”.
- L’espressione “cultura dello stupro” si riferisce ad una cultura in cui:
- la violenza e gli abusi di genere sono molto diffusi, minimizzati e normalizzati.
- gli atteggiamenti e le pratiche che giustificano e sostengono le violenze sono incoraggiati e normalizzati.
- Si pretende di avere il controllo sulla sessualità femminile.
- Rientrano in questa cultura comportamenti molto diffusi come:
Ecco alcuni comportamenti di questa cultura molto diffusi.
- Il linguaggio misogino (contro le donne),
- pensare il corpo delle donne come un oggetto,
- lo “slut shaming”, cioè la censura dei comportamenti e dei desideri sessuali femminili;
- la colpevolizzazione della vittima quando subisce una violenza.
- In questo caso, si sposta sulla vittima la responsabilità o parte della responsabilità.
- Fanno parte della cultura dello stupro:
- intendere che la vittima non sia stata abbastanza attenta;
- intendere che la vittima non abbia reagito a sufficienza.
- intendere che la vittima non abbia denunciato subito.
- considerare come la vittima era vestita, quanto aveva bevuto, quanto fosse attraente o sessualmente libera.
- La cultura dello stupro viene rappresentata sui social, nella società, nei media, ma anche nei tribunali.
- In questi giorni, sono in molti ad affermare come il video di Beppe Grillo sia rappresentazione della cultura dello stupro.
- Nel video, Grillo cerca di rendere poco credibile la vittima.
- Nel video, la violenza viene minimizzata e il comportamento della vittima giudicato come se fosse la responsabile.
- Nelle ultime ore, dopo il video di Grillo, sui social si è diffuso l’hashtag #ilgiornodopo.
- L’hashtag è il simbolo del cancelletto (#) unito a una o più parole chiave.
- Serve per facilitare le ricerche su un determinato argomento in un social network.
- Con questo hashtag, le persone sopravvissute a violenza stanno raccontando quanto è normale non aver denunciato subito dopo il fatto o non aver denunciato affatto.
- I motivi del ritardo di una denuncia, o della scelta di non denunciare, possono dipendere dal senso di colpa, dall’umiliazione o dalla vergogna che spesso provano le vittime.
- Tra i motivi, anche il timore di quello che si dovrà affrontare e la paura di non essere credute.