Parla il mullah Akhudzader: aveva 35anni nella primavera del 2001a KANDAHAR.
«In Afghanistan, stiamo affrontando molti problemi, le risorse economiche, l’agricoltura, le strade, tutto è distrutto.
Dal momento che noi talebani abbiamo preso il controllo della nazione, stiamo compiendo uno sforzo enorme per riportare molte cose alla normalità e salvare la popolazione dalla miseria e dalle terribili conseguenze delle guerre.
IL GOVERNO.
Il governo dell’Emirato islamico del Afghanistan ha come capo supremo religioso e politico il mullah Mohammad Omar, che per ora risiede nella capitale spirituale di Kandahar.
Sotto di lui c’è il consiglio supremo dei talebani, formato da 14 membri.
Il potere è diviso in giudiziario, legislativo ed esecutivo.
Infine c’è il consiglio religioso, composto da 2mila persone in rappresentanza delle religioni e delle etnie afgane».
«Per quanto riguarda alcune considerazioni internazionali, non penso che Stato Islamico non vorrà mai che le donne lavorino o studino: abbiamo ripetuto più volte che la situazione attuale non era ideale per permettere l’educazione femminile.
Tale educazione deve avere le condizioni per essere d’accordo con la legge islamica: la sharia.
Non vogliamo negare il diritto all’istruzione alle donne; nel nostro governo ci sono molti intellettuali e persone di cultura.
Vogliamo l’istruzione per tutti, ma in assoluto accordo con la sharia che prevede anche il burqua, il velo completo che copre le donne quando sono in pubblico.
L’argomento dei diritti umani per noi è fortemente sentito, ma per noi la guerra, la crisi economica e altri problemi, sono più gravi.
Attualmente abbiamo il controllo del 90 per cento del paese; quando avremo un totale stato di sicurezza, torneremo ad occuparci anche del problema dell’istruzione.
Poi il mullah ci mostra la bandiera bianca con delle spighe di grano e alcuni passi del corano.
È il simbolo di noi talebani, dice orgoglioso, apparteniamo dall’etnia pashtun e questa è la nostra terra».
«L’economia afghana è debole e a causa di questa debolezza proliferano le coltivazioni di papaveri da oppio.
Per molti poveri contadini sono diventate l’unica fonte di sostentamento. Stiamo cercando di liberare la nazione dal problema droga, ma la strada è ancora lunga, siamo disponibili ad eliminare le piantagioni di papavero da oppio, ma le organizzazioni internazionali devono aiutarci a realizzare un’economia sana e rimettere in piedi la nazione.
Da tempo il nostro governo ha deciso di eliminare tutte le coltivazioni di papavero; per questo sono state create istituzioni che sono attualmente al lavoro.
La più importante è la commissione antinarcotici che io dirigo: la struttura è ampia ed estesa; ne fanno parte anche alcuni ministri; ogni ministero ha i suoi rappresentanti.
Nei mesi scorsi lei ha potuto assistere al rogo di 2mila chili di oppio, alla periferia di Jalalabad, un gesto dimostrativo concreto e importante. Come lei sa, recentemente abbiamo bloccato molti laboratori chimici che raffinano eroina al confine pakistano.
Gli aiuti urgenti riguardano la costruzione di strade, dighe e canali di acqua per irrigare le regioni aride, in particolare lungo i fiumi Kabul e Helmand, poi sviluppare la fornitura di energia elettrica per lo sviluppo industriale attraverso la costruzione di centrali elettriche.
La quantità di oppio è cresciuta nella misura in cui aumentavano le possibilità di sopravvivenza.
Anche se la produzione di papavero è molto alto noi desideriamo salvare le nuove generazioni del mondo e liberarle dal pericolo della droga.
Recentemente con l’aiuto del UNDCP, in alcune regioni abbiamo abbassato la produzione di oppio del 20-25 per cento.
Abbiamo promesso che, se ci aiutate, nel giro di un anno eliminiamo la produzione di oppio e la sostituiamo con produzioni agricole alternative.
Bisogna tenere conto che il vero profitto delle coltivazioni non va agli afghani: qui arrivano i narcotrafficanti internazionali e comprano l’oppio.
Sono stranieri quelli che traggono maggiori profitti: sono pochissimi i narcotrafficanti afgani internazionali di eroina.
Il trasporto di eroina è molto facile perché la polvere bianca non occupa molto spazio durante i trasferimenti e si nasconde facilmente. Recentemente abbiamo arrestato dei poveracci che guadagnavano dai 4 a 10 dollari al giorno.
Non conoscono le formule chimiche gelosamente custodite dai trafficanti stranieri, che forniscono le sostanze per la morfina base e l’eroina. Abbiamo informato la stampa internazionale, ma i giornalisti si sono soffermati sulle pedine più piccole del narcotraffico, gente che senza questo lavoro morirebbe di fame.
Nessuno ha fatto cenno ai trafficanti che appartengono alle grandi organizzazioni internazionali.
Il rapporto con la stampa straniera è molto difficile, molte volte le notizie vengono distorte e questo aggrava la situazione».