- Ho conosciuto il giudice Giovanni Falcone degli anni ’80, quando da reporter mi occupavo di traffico internazionale di droga.
- Andavo a Palermo nel suo ufficio; prima di entrare incontravo i ragazzi della sua scorta: diventammo amici e io raccontavo loro le mie avventure di viaggio.
- Con il giudice parlavamo di traffico di droga e di personaggi della criminalità internazionale, in particolare quella asiatica dell’eroina e del sud America per la cocaina.
- Alcune volte lo informavo della geografia variabile e le rotte del narcotraffico, traffici oggetto del miei servizi televisivi per il telegiornale1 della Rai.
- Ricordo la sua scrivania con sopra una collezione di paperelle sulle quali scherzavamo; era sempre molto gentile e preciso.
- Nel salutarmi mi raccomandava di essere sempre attento.
- In particolare oggi ricordo la sua frase che diceva: “Si può essere mafiosi senza essere criminali, è che la mafia è una questione anche culturale”.
- La sua morte è stato uno spartiacque nella magistratura e nell’impegno di vivere nella legalità.
- Continuai dopo la strage di Capaci ad occuparmi soprattutto delle mafie straniere, collaborando con le Nazioni Unite in tutto il mondo: perché ogni paese ha la sua mafia.
- Ai lettori lascio questo video a testimonianza e ricordo.
https://www.corriereditaranto.it/2019/05/23/ho-conosciuto-falcone/