- Il ricordo che ho di David Sassoli riguarda il periodo più bello e più prolifico che abbiamo avuto insieme nel mondo giornalistico.
- Il primo incontro avvenne nel 1992: David aveva 38 anni, l’aria di bravo ragazzo e soprattutto serio.
- Io invece venivo dal mondo dell’avventura e dall’ esperienza di reporter con un’esperienza già acquisita di circa 12 anni.
- A quel tempo lavoravo per i telegiornali TG1 e TG3 e ero una figura particolare perché ero molto indipendente.
- Riuscivo a proporre gli argomenti dopo essermi guadagnato la fiducia dei direttori e dei capiredattori.
- Ricordo in particolare Roberto Morrione, Enzo Biagi, Federico Scialò che hanno contribuito con la loro esperienza ad aggiornare il mio pensiero di inviato speciale in tutto il mondo.
- Mi occupavo prevalentemente della criminalità organizzata internazionale, del traffico di droga e del riciclaggio del denaro sporco.
- Collaboravo con istituzioni internazionali come le Nazioni Unite a Vienna.
- L’anno 1992 è stato tra i più impegnativi per gli argomenti che trattavo.
- L’evoluzione del traffico del droga, infatti, era diventata uno dei problemi più grossi della società italiana e del mondo intero.
- L’incontro con David fu organizzato dal capo redattore della cronaca del TG1 Roberto Morrione.
- In quell’occasione c’era anche una giovane giornalista: Maria Cuffaro.
- Ricordo che quel giorno il caporedattore ci portò in un bar di viale Mazzini vicino alla Rai e disse a Davide e Maria “Franco Guarino è il nostro inviato sui temi della criminalità organizzata nel mondo. Stategli vicino e imparate questo lavoro difficile”.
- Fu così che iniziammo a lavorare insieme; soprattutto lo scenario era la Sicilia e le regioni produttrici di droga.
DUE ANNI DI INCHIESTE IMPEGNATIVE.
- Davide mi parve subito all’altezza della situazione: era molto deciso, impeccabile nei testi e con una bella dose di coraggio nel muoversi tra mafiosi e finanza illegale.
- Era il tempo dell’assassinio di Giovanni Falcone e dello scandalo di “Mani pulite”.
- Ricordo: il mese di maggio del ‘92 mi trovavo nel Triangolo d’oro asiatico che comprende Birmania, Laos e Tailandia che insieme all’Afghanistan è la regione maggiore produttrice di oppio.
- Finito quel reportage asiatico presi l’aereo e tornai a Roma.
- Era 23 di maggio.
- All’aeroporto di Fiumicino compro il quotidiano La Repubblica: il titolo era: Assassinato Falcone.
- Da quel momento per circa 2 anni i destini di David Sassoli e mio si unirono.
- Ricordo che il direttore del TG3 era Sandro Curzi.
- Ci chiamò in ufficio e ci disse “Andate in giro per il mondo per capire se ci sono delle piste mafiose sull’assassinio di Falcone”.
- Io feci un programma di viaggio che comprendeva trasferte in Germania, Canada, Stati Uniti, Venezuela, Colombia e Brasile.
- Ne parlai con David e gli chiesi se era pronto a partire con questo itinerario.
- Lui rispose che per motivi di famiglia non avrebbe potuto seguirmi. Forse per la nascita di un figlio, non ricordo bene.
- Così concordammo che lui sarebbe venuto solo a Francoforte per intervistare il capo della polizia tedesca.
- In quel periodo era stato assassinato anche il giudice Borsellino.
- Noi stavano seguendo una pista, perché Borsellino fu ucciso di domenica e il lunedì successivo sarebbe dovuto andare proprio a Francoforte.
- Chiedemmo al capo della polizia il motivo di quella visita.
- A New York mi raggiunse Maria Cuffaro che parlava bene l’inglese.
- Quando andai in Canada, seguivo una pista precisa consigliatami da Falcone prima di morire.
- Il giudice aveva una specie di chiodo fisso su due famiglie mafiose internazionali residenti in Venezuela e originarie di Siculiana (AG): i Cuntrera-Caruana.
- Questa pista venezuelana da me seguita con molti rischi si rivelò giusta: nel mese di settembre di 92 molti componenti della famiglia furono arrestate.
- Finito il reportage che vi proponiamo in visione insieme con David seguimmo il montaggio e lui che aveva una bella voce toscana si occupò anche della lettura dei testi.
- In seguito continuammo a collaborare per Mani Pulite spostandoci soprattutto in Svizzera e a Milano negli ambienti della “Milano da bere”.
- La collaborazione durò fino al ‘94 poi le nostre strade si separarono.
- Io, infatti, continui a viaggiare per tutto il mondo su altri temi.
- David, invece, si avvicinò agli ambienti politici e percorse la strada politica fino a diventare presidente del Parlamento Europeo.
- Di quell’esperienza ricordo in particolare lo scambio: io insegnavo a lui e lui insegnava a me.
- In questo modo portammo a termine lavori di inchiesta che, secondo me, sono di ottimo livello.
- Ricordo che nel 1997 arrivò un altro giovane reporter di nome Sigfrido Ranucci.
- Anche in quell’occasione il caporedattore mi chiamo in ufficio e mi disse “Questo giovane si chiama e viene con te a New York per seguire i lavori dell’ONU sul riciclaggio del denaro sporco e traffico di droga”.
- Ora Sigfrido Ranucci lavora sotto scorta. Questo sta a testimoniare che la difficoltà ad indagare sulla criminalità rimane costante e richiede molti sacrifici che anche David ed io abbiamo fatto nel tempo.
- Riguardo alla sua salute ricordo che me parlava quando ci sentivamo.
- Ricordo anche quando subì il trapianto del midollo e poi gli alti e bassi del suo sistema immunitario che lo ha portato purtroppo alla prematura scomparsa.
- Se il suo passaggio dal giornalismo alla politica ci ha allontanato nel lavoro l’affetto è sempre rimasto vivo.
- Riposa in pace, David: sarai sempre nei miei pensieri.
ECCO IL VIDEO DEL REPORTAGE: COSA NOSTRA.
