IL FATTO.
Nelle ultime settimane i giornali hanno parlato molto del genocidio culturale subito dai nativi canadesi.
Questo argomento è diventato di attualità perché sono state ritrovate fosse comuni in prossimità di alcuni collegi religiosi.
In seguito a questi ritrovamenti in Canada sono state incendiate diverse chiese.
Papa Francesco incontrerà i popoli nativi in Vaticano dal 17 al 20 dicembre: tre colloqui distinti con i gruppi di Prime Nazioni, Inuit e Métis, e un’udienza finale con tutti.
Ecco un’immagine che testimonia la rabbia dei Nativi canadesi: abbattuta la statua di Ryerson, fondatore delle scuole dove sono stati scoperti 215 bimbi in una fossa comune.

Cerchiamo di spiegare che cosa è accaduto in Canada alle popolazioni che vivevano lì prima dell’arrivo dei coloni europei.

I NATIVI CANADESI.
Il termine nativi canadesi indica le popolazioni che vivevano dentro i confini dell’attuale Canada prima della colonizzazione europea e i loro odierni discendenti.
Essi comprendono le Prime Nazioni, gli Inuit (Eschimesi) e i Métis (Meticci).
Il territorio del Canada è idealmente diviso dalla linea degli alberi (la linea al di sopra della quale il clima impedisce agli alberi di crescere).
I Nativi abitano a Sud di questa linea;
Gli Inuit a Nord (nelle regioni artiche);
I Metis a occidente.
IL COLONIALISMO.
Fase 1. si convive con i nativi (comodi alleati).
Gli insediamenti di coloni europei stabili iniziano nel Cinquecento.
Le merci più ricercate dai commercianti europei sono le pellicce.
Nel Seicento i Francesi iniziano a stabilirsi sulla costa orientale, nelle province marittime.
In seguito ci sono contese e guerre tra Inglesi e Francesi per il possesso dei territori del Canada.
Gli Inglesi vincono e nel 1763 la monarchia britannica stabilisce le regole e i confini dei rapporti tra le colonie inglesi e le Prime Nazioni.
I territori in prossimità della costa orientale erano inglesi
quelli più a occidente degli indigeni.
Nell’Ottocento, però, aumenta il numero dei coloni che dall’Inghilterra arrivano in Canada.
Il governo inglese dà ai coloni le terre dei nativi che alla fine sono costretti a vivere in piccole riserve.
Inoltre, i Nativi erano stati dei validi alleati nelle guerre che l’Inghilterra combatteva per il possesso del Canada.
Nel 1812 però Inghilterra e Stati Uniti firmano la pace.
Fase 2. I Nativi diventano scomodi.
I Nativi sono seminomadi e vivono di caccia e pesce e quindi hanno bisogno di molte terre.
I Nativi non sono più utili alleati, ma scomodi ostacoli al possesso di nuove terre.
Il presupposto ideologico alla loro distruzione è che sono un popolo di civiltà inferiore a quella inglese.
Devono, dunque, essere assimilati alla cultura inglese.
Nel 1857 una legge offre denaro e terreni per gli indigeni a patto che abbandonino il loro stile di vita.

I collegi: uno strumento di genocidio culturale.
Nel 1876 l’ente del governo canadese che si occupa degli abitanti nativi emana L’Indiana Act (Legge sugli Indiani).
In seguito a questa legge nasce una rete di collegi (Residential School).
In Canada inizi il genocidio nei collegi.
Diverse amministrazioni religiose (Chiesa cattolica canadese, Chiesa anglicana canadese, altre chiese canadesi) gestiscono questi collegi.
Compito di questi collegi è “civilizzare” le popolazioni native.
Il metodo scelto per questa “civilizzazione” è separare i bambini dalle loro famiglie.
Le autorità tolgono con la forza i bambini alle loro famiglie
L’obiettivo di questa separazione è impedire la trasmissione della lingua e della cultura da una generazione all’altra.
Le autorità tolgono con la forza i bambini alle loro famiglie e li convertono al cristianesimo.
Nei collegi i bambini vivono nella sporcizia e nella fame; subiscono violenze fisiche, psicologiche, sessuali.
Gli storici stimano che nel corso di 120 anni più di 150 mila bambini (circa il 30 per cento della popolazione nativa) entrarono nel sistema in questi collegi.
L’ultimo collegio chiude, infatti, nel 1996.
Non ci sono stime precise ma senza dubbio migliaia di bambini morirono per malnutrizione, violenza, suicidio.
Molti morirono nel tentativo di fuggire e tornare alle loro famiglie.
Per questo motivo si parla del Canada e del genocidio nei collegi.

LA RICERCA DELLA VERITÀ.
Già nel 1922 un medico governativo canadese (Peter Bryce) in un libro denuncia le ingiustizie inflitte ai nativi in questi collegi.
Le autorità, però, insabbiano, il suo rapporto.
Nel 2008 arrivano le prime scuse ufficiali del governo canadese e si costituisce la “Commissione per la verità e la riconciliazione” (Truth and Reconciliation Commission).
Questa commissione ha ascoltato più di 7mila testimoni diretti delle violenze e raccolto 30 mila fascicoli.
Gli obiettivi e risultati del lavoro di questa commissione, però, sono ambivalenti.
Le storie private, infatti, sono state narrate ma non hanno portato a risarcimenti o condanne di colpevoli.
Inoltre una legge del 2017 ha stabilito che entro 15 anni tutte le testimonianze e i fascicoli saranno distrutti per tutelare la riservatezza delle vittime.
Nel 1992 la prima voce parla ufficialmente del Canada e del genocidio nei collegi; le scuse arrivano nel 2008.
I Nativi hanno dovuto aspettare 86 anni.
L’ineffabile primo ministro Trudeau, attentissimo alle supposte violazioni dei diritti LGBTecc. in Italia, dovrebbe cospargersi il capo di cenere e vergognarsi di appartenere al suo schifosissimo Paese. Dove, fra l’altro, i nativi sono ancora considerati per legge esseri inferiori.