IL FATTO.
Nella notte del 31 agosto a Brandizzo in provincia c’è stato un incidente sul lavoro che ha ucciso 5 operai.
Gli operai stavano lavorando sui binari della stazione ferroviaria di Brandizzo quando un treno è passato e li ha uccisi.
Gli operai lavoravano per l’azienda Si.gi.fer che ha in appalto i lavori di manutenzione.
2 lavoratori si sono salvati: sono il tecnico di Rete Ferroviaria Italiana (RFI) (Antonio Massa), addetto al cantiere in cui lavoravano gli operai, e il capocantiere (Andrea Girardin Gibin) dell’azienda Si.gi.fer.
La procura di Ivrea è responsabile delle indagini.
Le indagini devono capire come è avvenuto l’incidente.
LE INDAGINI.
Le indagini sembrano indicare che ci siano stati errori nell’autorizzazione all’avvio dei lavori.
Le procedure di sicurezza prevedono che i lavori possono iniziare solo dopo aver ottenuto un’autorizzazione attraverso un modulo chiamato modulo M40.
Rete Ferroviaria Italiana (RFI) rilascia il modulo per garantire che non sono previsti treni in transito.
Sia l’addetto di RFI sia il capocantiere dell’azienda che ha in appalto il lavoro avrebbero dovuto firmare il modulo.
Ma nessuno dei 2 tecnici ha firmato il modulo.
Per questo i 2 tecnici sono indagati.
Il reato ipotizzato è disastro ferroviario e omicidio plurimo con dolo eventuale. La componente dolosa (cioè di intenzionalità), se dimostrata, aumenterebbe la gravità del reato.
Dolo eventuale significa che gli indagati hanno accettato il rischio che l’incidente potesse accadere.
LE DOMANDE.
Ora le indagini devono chiarire altri 2 aspetti dell’incidente.
1. Se fare iniziare i lavori senza aver compiuto tutte le verifiche necessarie è stato un errore o se è un modo di agire abituale per far finire i lavori più in fretta.
2. Se le procedure di sicurezza previste in caso di disattenzione per un errore umano sono sufficienti per tutelare la vita dei lavoratori.
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