17 Settembre 2019 |

Tempo di lettura: 34'

RAS TANNURA. OGGI. RAS TANNURA 3 AGOSTO 1987

OGGI.

LO SCENARIO.

  • Continua la guerra del Golfo iniziata da decenni.
  • I protagonisti di questo scontro sono le grandi potenze.
  • Alcune in modo palese; altre – del mondo finanziario – in modo occulto.
  • La partita si è riaperta in questi giorni.
  • Queste sono le principali variabili in azione.
  • Al centro c’è la guerra dello Yemen.
  • Lo Yemen, che ha un’importanza geo-strategica sulla via del petrolio, è un Paese povero e in guerra.
  • L’Iran appoggia lo Yemen.
  • L’Iran sciita è sotto accusa per gli esperimenti nucleari.
  • Gli Stati Uniti sono diventati la prima potenza produttrice di idrocarburi e sono da tempo amici dell’Arabia Saudita che difendono vendendole le armi.

IL GOLFO PERSICO

IL FATTO.

  • Ras Tannura è il più grande terminal petrolifero del mondo; si trova in Arabia Saudita.
  • Sabato 14 settembre un attacco a Ras Tannura,  compiuto con droni e forse alcuni missili a lunga gittata, ha colpito il polo industriale dell’Arabia Saudita.
  • L’attacco ha messo in crisi la produzione di petrolio e l’approvvigionamento petrolifero di molti Paesi.
  • I ribelli Houthi dello Yemen, che combattono contro L’Arabia Saudita, hanno in questi giorni rivendicato l’attacco a Ras Tannura.
  • I danni sono stati ingenti e si pensa che ci vorranno mesi per riattivare la produzione del terminal.
  • Gli americani accusano l’Iran dei bombardamenti rivendicati dai ribelli e la situazione si è complicata.
  • Una speranza arriva dalla prossima assemblea generale dell’ONU a New York dove sono possibili incontri bilaterali.
  • Intanto la Russia di Putin sta mediando tra le parti affinché non sia rivoluzionato il mercato energetico mondiale
  • Intanto lunedì 16 settembre L’Iran ha sequestrato un’altra nave degli Emirati Arabi.

RIBELLI YEMENITI

RIPERCUSSIONI.

  • Questa situazione ha fatto salire il prezzo del petrolio al barile vicino ai 70 dollari.
  • La distruzione dei serbatoi di greggio obbligherà a prelevare il petrolio dalle riserve che ciascuna nazione ha.
  • Questa situazione ha fatto scendere in borsa il valore delle azioni Aramco (la società reale petrolifera dell’Arabia Saudita).
  •  La Aramco è la più grande società petrolfera del mondo.
  • Le conseguenze si sono avute anche nella Borsa di Wall Street provocando un terremoto finanziario per i Paesi importatori di petrolio.
  • Continuano le minacce reciproche di intervento armato.
  • Un nuovo conflitto nel Golfo Persico creerebbe una situazione di non ritorno.
  • Tutti attendono un accordo tra le parti dall’Assemblea generale dell’ONU.
  • Staremo a vedere.

 

RAS TANNURA 3 AGOSTO 1987

  • Ho avuto modo di seguire per lavoro le crisi del Golfo e conosco gli attori presenti ora nello scenario del Golfo Persico.
  • Era il 3 agosto 1987.
  • Quella notte ero a bordo della petroliera Agip “Abruzzo” per seguire gli avvenimenti della prima guerra del Golfo, tra Iran e Iraq.

 

 

SCENARIO POLITICO DEL 1987.

  • Ricordiamo che, mentre l’Iran è controllato dai radicali musulmani sciiti, i governanti dell’Arabia Saudita e del Kuwait sono musulmani sunniti conservatori che sostengono l’Iraq nella sua guerra di quasi sette anni contro l’Iran.
  • In quel periodo crescente fondamentalismo islamico e gli sforzi degli Stati Uniti per scortare le petroliere del Kuwait attraverso il Golfo Persico si fronteggiano.

LA STRAGE DELLA MECCA.

  • Il 31 luglio 1987- venerdì – alla Mecca, il luogo più santo dell’Islam, morirono più di 400 pellegrini iraniani sciti per i disordini, sfociati poi in scontri violenti, tra pellegrini e poliziotti antisommossa sauditi.
  • Alla Mecca, la battaglia di strada vicino alla Grande Moschea avviene alla vigilia del pellegrinaggio annuale, o hajj, che segna il culmine dell’anno islamico.
  • Ci sono 155.000 pellegrini iraniani tra gli oltre 2 milioni di musulmani.
  • I pellegrini iraniani sono per lo più sunniti.
  • Gli scontri iniziano quando i pellegrini iraniani si radunano, dopo le preghiere di mezzogiorno, per una manifestazione politica, vietata dalle autorità saudite.
  • I pellegrini iniziano a urlare “La morte all’ America! Morte all’Unione Sovietica! Morte a Israele! ” e brandiscono i ritratti del loro leader, l’Ayatollah Khomeini.

I NUMERI DELLA STRAGE.

  • Il ministro dell’informazione saudita, (Ali Hassan al-Shaer) , parlando dopo un incontro del governo voluto  dal re Fahd, dichiarò che le morti sono state causate dal calpestio e insistette sul fatto che “non è stato sparato nessun proiettile”.
  • In un primo momento l’agenzia di stampa saudita ufficiale disse che “alcune persone sono cadute” quando la polizia si è mossa contro manifestanti sciiti che stavano bruciando auto e lottando con altri pellegrini.
  • Una successiva dichiarazione ufficiale saudita afferma che furono uccise 402 persone, tra cui 275 iraniani, 85 cittadini sauditi e uomini della sicurezza e 42 pellegrini di altre nazionalità.
  • È  probabile che pellegrini sciiti del Libano e del Pakistan si siano uniti agli iraniani durante la manifestazione.
  • La dichiarazione saudita afferma, inoltre, che 649 persone furono ferite.
  • L’agenzia di stampa iraniana affermò, invece, che 200 iraniani furono uccisi e oltre 2.000 feriti. Fonti ufficiali dell’Iran affermarono che la polizia saudita ha sparò su una “marcia pacifica” con armi automatiche e gas lacrimogeni.
  • L’Arabia Saudita, la cui famiglia reale aderisce a una linea puritana della maggioranza dell’Islam sunnita, ha ripetuto il giorno dopo la strage che vi era un divieto totale di “manifestazioni o qualsiasi tipo di marcia”.

LA REAZIONE IN IRAN.

  • Dopo aver sentito le notizie delle morti, gli iraniani si scatenano a Teheran, attaccando le ambasciate dell’Arabia Saudita e del Kuwait.
  • Gli iraniani che assaltano le ambasciate saudita e kuwaitiana a Teheran rompono gli arredi e li bruciano. Gettano le immagini del re dell’Arabia Saudita  dal tetto dell’ambasciata e distruggono i condizionatori d’aria.
  • Nell’ambasciata del Kuwait, i dimostranti danno fuoco ai documenti.
  • Funzionari iraniani dissero che furono scoperte mappe che dimostrano che il Kuwait ha fatto spionaggio per conto dell’Iraq.
  • Nessun diplomatico era in nessuna ambasciata al momento degli attacchi.
  • Quattro cittadini sauditi, sospettati di spionaggio, furono rapiti dai servizi segreti iraniani.

 

LE CAUSE POLITOCO-RELIGIOSE DELLA STRAGE DI LA MECCA.

  • Come la maggior parte dei leader nel mondo arabo, i governanti dell’Arabia Saudita sostenevano ‘Iraq nella sua guerra contro l’Iran, iniziata nel settembre 1980.
  • In quel clima il  rappresentante personale dell’Ayatollah Khomeini alla Mecca (Hojatolislam Mahdi Kharoubi) aveva chiesto “due dimostrazioni gloriose” nella città per diffondere la dottrina militante dell’Iran.
  • Il successore designato dell’Ayatollah, (l’Ayatollah Hussein Ali Montazeri) aveva affermato che i leader religiosi musulmani avrebbero strappato il controllo dei siti sacri dell’Islam in Arabia Saudita alla famiglia reale.
  • In Iraq, invece, il Consiglio di comando rivoluzionario al potere aveva che gli iraniani dovevano essere esclusi dai luoghi santi dell’Islam.

 

AVVENTURA DI UN REPORTER A  RAS TANNURA. 3 AGOSTO 1987.

 

FRANCO GUARINO A BORDO DELLA PETROLIERA “ABRUZZO”

 

  • 3 Agosto 1987.
  • Quella notte di pericolo nel porto di Ras Tannura, ero a bordo della petroliera Agip “Abruzzo” per seguire gli avvenimenti nella prima guerra del Golfo, tra Iran e Iraq.
  • Più di 400 musulmani sono morti il 31 luglio negli scontri di venerdì tra pellegrini musulmani sciiti iraniani e poliziotti antisommossa sauditi alla Mecca, il luogo più santo dell’Islam.
  • Dopo aver sentito le notizie delle morti, gli iraniani si sono scatenati a Teheran, attaccando le ambasciate dell’Arabia Saudita e del Kuwait. Alcuni rapporti hanno riferito che quattro sauditi erano stati rapiti dall’ambasciata.
  • Ricordo che, in quei giorni. le minacce iraniane già miravano a distruggere il terminal colpiti la settimana scorsa.
  • Atti terroristici rivendicati ora dai ribelli yeminiti Houti appoggiati dall’Iran erano un progetto già nel 1987.
  • Anche la nostra nave era nell’occhio del ciclone; eravamo quasi tutti italiani.
  • Il comandante era un sardo di Carloforte; quella notte ricordo che spegnemmo tutte le luci.
  • Eravamo carichi di petrolio appena imbarcato.
  • Gli iraniani avevano minacciato il bombardamento di tutte le navi straniere, quindi anche nostra era in pericolo.
  • La preoccupazione era molta, anche perché una petroliera carica è come una bomba di grosse dimensioni.
  • Se la nave fosse stata colpita non ci sarebbe stata via di scampo.

UNA VOCE NUOVA: OSAMA BIN LADEN.

  • In questo contesto si palesò un personaggio, allora poca conosciuto, Osama bin Laden.
  • Bin Laden si trovava nella città natale, Gedda, sul mar Rosso, dove – con la sua famiglia allargata – si occupava di business internazionale.
  • Bin Laden fece sentire la sua voce dicendo che i soldati americani presenti in Arabia Saudita dovevano andare via, perché non islamici e quindi “infedeli”.
  • Noi con la nostra petroliera salpammo all’alba, sempre a luci spente, in una situazione di allarme a causa delle mine che galleggiavano nelle acque del Golfo Persico.
  • Con la radio di bordo ci mettemmo in contatto con altre petroliere che dovevano uscire dal Golfo.
  • Insieme a queste navi formammo un convoglio.
  • Quel giorno viaggiavamo tutti a prua della nave per avvistare le eventuali mine.
  • L’avvistamento a distanza era necessario perché per fermare una petroliera in navigazione occorrono parecchie miglia.
  • Usciti dalle acque territoriali saudite amainammo la bandiera verde dell’Arabia Saudita ed entrammo nelle acque internazionali.
  • Arrivammo presso l’uscita dello stretto di Hormuz; sentimmo il boato di una mina esplosa nell’impatto con la petroliera di bandiera francese che era davanti a noi.
  • Ricordo che il comandante francese di quella petroliera corse a prua e, inciampando nelle tubazioni, si ruppe una gamba.
  • A questo punto l’attenzione per controllare la presenza delle mine salì.
  • Un altro rischio nel navigare le acque del Golfo Persico è rappresentato dalla presenza di strutture metalliche per l’estrazione del petrolio che sono semi sommerse e possono tagliare la chiglia della nave.
  • Questo incidente era capitato alcuni giorni prima alla petroliera Agip “Campania”.

RITORNO IN ITALIA.

  • In quel momento decisi di trovare il modo per rientrare in Italia perché il reportage per il telegiornale Rai era di attualità e completo.
  • Il capitano della nave chiamò la capitaneria di Dubai per chiedere un rimorchiatore che mi portasse sulla terra ferma.
  • Dopo l’arrivo del rimorchiatore entrai nel porto di Dubai.
  • Alla dogana mi chiesero da dove provenivo.
  • Iniziò una serie di incomprensioni, anche dovute alla lingua, e rimediai un arresto perché avevo una bottiglia di vino nel borsone.
  • Fui processato per direttissima e mi condannarono a 20 anni di carcere e 70 frustate.
  • Erano le 11 di mattina; alle 13, finita la preghiera, il giudice mi concesse l’appello.
  • Alla fine del processo mi condannò a 20 anni con la condizionale; le frustate divennero 10.
  • Le altre mi vennero condonate con il pagamento di un dollaro l’una.
  • Subii le 10 frustrate e mi accompagnarono all’aeroporto dove presi l’areo Alitalia per Roma.
  • Quando giunsi all’aeroporto di Fiumicino un’auto della Rai venne a prendermi e così mandai in onda l’unico reportage italiano delle minacce al terminal di Ras Tannura.
  • Avevo fatto solo il mio dovere.

 

 

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